venerdì 16 luglio 2010

Tetouan (parte prima)

Ho fatto un viaggio con degli amici.
Si davvero.
Nel nostro peregrinare sostanzialmente casuale siamo approdati a Tetouan.
Città marocchina. Fu città del marocco spagnolo.
Discretamente malcagata dai turisti.
Per delle ragionevoli ragioni.
"Allora domani andiamo là? Bene, segno sto ostello che c'è sulla guida".
Le mappe della lonely planet sono utili quanto un contadino sahrawi (potevo scrivere qualsiasi cosa) in centro a Milano. Ma in realtà se non hai il navigatore, sei fottuto.
E non avevamo il navigatore.
Guidavo io.
"Dove vado?"
"Verso il centro"
"Mi oriento con i muschi sulle palme?"
Insomma "excuse mois s'il vous plait piazza salcazzo" chiesto tra le venti e le trenta volte. Perchè si, era il marocco spagnolo, ma prima era colonia solo francese, e ci sono tizi in divisa ad ogni incrocio, che grazie al cielo parlano in francese.
Parlavo io, francese.
"Francese".
Fatalità vuole che imbrocchiamo le strade giuste e ci capitiamo davvero in piazza salcazzo. Centralissima peraltro.
Dove minchia sta l'ostello.
Non si vede.
Un vigile mi fa spostare la macchina.
Nel frattempo, essendo trascorsi circa dieci secondi, veniamo abbordati da un marocchino che parla l'italiano (come tutti quelli che lo parlano, in marocco) meglio di qualunque immigrato con cui potrete parlare in Italia.
E la cosa mi turba.
"Camicia a righe" mi fa segno di seguirlo per parcheggiare. Ahimè siamo nel traffico e non posso esattamente fuggire. Ma la strada si libera, gli facciamo dei cenni "si no grazie" e fuggiamo.
Si perchè noi pensiamo di avere a che fare con i cugini di quelli che chiedono l'elemosina ai semafori.
Questi sono professionisti.
"Camicia a righe" si mette a correre. Ma VELOCE. Davanti di nuovo tappo. Butto uno sguardo agli specchietti e, come nei migliori film, ci metto quei dieci secondi per comunicare ai colleghi l'arrivo dell'amico.
Fortunatamente la strada si libera di nuovo. Ma lui è LI.
Svolto.
"FIGLI DI PUTTANA"
"Ragazzi abbiamo varcato la frontiera da 3 ore e ci hanno già riconosciuti"
"Guida coglione"
Fatalità ricapitiamo nella piazza di prima. Mi fermo perchè mi sento a casa.
Poi uno degli altri è sorpreso da se stesso per una favolosa idea: guardare in alto.
C'è l'insegna, in alto.
Accosto, saluto il vigile di prima, ci chiedo come sta la famiglia.
In berbero.
Mentre mi intrattengo con il vigile, gli altri scendono a chiedere a sto ostello.
Per non farci mancare nulla, "maglietta blu" li abborda e li porta dentro l'ostello, decantandone le docce calde. (si lo so che stavo parlando col vigile, ma l'ho sentito)
E poi sei in marocco, non puoi non subire l'effetto cocktail party (troppo difficile questa) quando qualcuno parla di docce calde.
Passano svariati minuti, il vigile mi sta parlando del mutuo e sinceramente mi sto anche un po' annoiando a questo punto.
Escono dall'ostello, con "maglietta blu" (d'ora in poi "Abdul").
Si chiama davvero Abdul. Tu probabilmente ti chiami Marco no? Che cazzo vuoi.
O fai Maria di secondo nome. Lui non può chiamarsi Abdul? Razzista.
Salgono in macchina.
Tutti.
Intendo pure Abdul.
"Ragazzi, qualcuno mi spiega?"
"Vai tranquillo, all'ostello era tutto pieno, ci porta lui in un posto che sa"
"Perchè c'è camicia a righe che sorride e ci saluta?"
"Boh"
"Tu va dritto dritto."
E io ci vado, dritto dritto.
Dovete sapere che molte città marocchine sono praticamente divise in due. Da una parte c'è la medina, la città vecchia, che è esattamente uguale a sè stessa, com'era nel medioevo.
Eccezzion fatta per i negozietti che vendono carta igienica e patatine.
Solo carta igienica e patatine.
Fatevi una domanda.
Dall'altra parte c'è la "ville nouvelle", ovvero la città "moderna" per come l'hanno progettata i francesi. Piazza salcazzo era una parte vecchia della ville nouvelle di Tetouan (prendete fiato).
Dritto dritto, c'è la medina.
Parcheggiamo in un cortile dove ci chiederanno due euro (venti dirham circa). Sembra di essere a Baggio, nulla di che eh.
Poi giriamo l'angolo.
Non era il fatto in sè che fosse la medina.
Era l'impressione che sbucasse da un momento all'altro Tarantino per scegliere quell'esatto "posto" dove avremmo poi dormito come set per il suo ultimo film.
Bene, scavalchiamo i rimasugli di verdura marcia. C'è un entrata.
L'insegna, con su scritto "Ostel", è a metà e rovesciata. Ed essendo quella l'unica cosa a certificare l'ostello in quanto tale e non come posto dove fanno combattimento tra i galli (ci sarebbe piaciuto), magari ti fa un certo che.
Piano terra niente, scale, secondo piano uomo sdraiato su divano, ciao uomo del secondo piano sdraiato sul divano.
Terzo piano. C'è una porta aperta, all'interno della quale due tre ragazze si stanno facendo da mangiare.
In lingerie.
Ricordo che siamo in Marocco.
Io non ci faccio caso, un altro pirla come me, un terzo non pervenuto, il quarto capisce, il quinto pensa di aver trovato da rimorchiare.
Camera nostra è quadrata, un 3x3, quattro brandine con dei coloratissimi copriletti blu. Giusto un pelo bruciati dalle sigarette.
Siamo in cinque, si, ma c'è un materasso in terrazza che farà al caso nostro.

Continua

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