venerdì 16 luglio 2010

La P3? Non serve

Nei giorni scorsi Flavio Carboni e Denis Verdini sono stati incriminati secondo la cosiddetta “legge p2” o “legge Anselmi”, che nel lontano 1982 rese reato l’associazionismo segreto volto a interferire negli organi dello Stato.
La maggior parte dei quotidiani si sono subito affrettati a chiamare “P3” il gruppetto di politici e “potenti” intorno a Carboni e Verdini.
Effettivamente è la prima volta che viene contestato il reato “nato” dagli scandali della loggia propaganda due del Maestro venerabile Licio Gelli, tuttavia bisogna fare attenzione quando si usano termini scandalistici.
La p2 era una loggia massonica, regolarmente registrata presso il Grande Oriente d’Italia almeno fino alla fine degli anni settanta (quando venne espulsa), aveva il cosiddetto “pièdilista” che fu ragione di scandalo nel 1981 perché conteneva i nomi di moltissimi potenti (generali dei servizi segreti, parlamentari, giornalisti, magistrati, banchieri) e tutto sommato rispettava le regole massoniche previste per le logge appunto “segrete”.
Il termine P3 è quindi improprio perché non abbiamo notizia dell’esistenza di una loggia riconducibile a questi signori. Utilizzarlo è fonte di confusione per i lettori e fornisce strumenti ai loro difensori sulla carta stampata.
Non è, tuttavia, la prima volta che si parla di “nuova p2” (si pensi alle indagini di De Magistris), di “rifondazione della p2” o addirittura di una “p2 mai morta” (contate i piduisti ancora in vita).
Mi rendo conto che sia più semplice cercare di spiegare al lettore l’entità di una situazione “lobbistica” illegale richiamando lo spettro di Gelli, tuttavia ritengo che all’alba del nuovo millennio sia altamente improbabile che le “cricche” si inquadrino all’interno di organizzazioni propriamente dette, o addirittura massoniche.
Il punto è che non servono, non servirebbero. Anzi, sarebbero di intralcio. La p2, in questo senso, è stata di insegnamento: niente liste, niente tracce, o si rischia. Come possiamo osservare in questi giorni, già una semplice telefonata può essere troppo, figuriamoci una lista di nomi. E poi la p2 aveva un piano politico oltre che affaristico, questi signorotti sono “solo” degli affaristi, il piano politico è nelle mani del loro leader, inconsapevole in misura ignota delle loro losche faccende. Non per questo però si sostenga che Berlusconi ha attuato il piano della p2, non si guardi al programma politico, si guardi piuttosto ai “procedimenti”, ovvero, banalmente, il controllo dei media.

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